Mi chiamo …ho 36 anni e sono una mamma lavoratrice ed è questo di cui vorrei parlare.
Ho tre bambini di 10, 7 e 4 anni e lavoro come operaia presso una nota azienda automobilistica di Maranello.
Lavorare non è un piacere ma una necessità date le spese che dobbiamo sostenere per vivere.
Purtroppo conciliare gli orari di lavoro con quelli delle scuole, per una mamma operaia che lavora dalle 8,00 alle 17,00 e non ha la flessibilità di orario d'ingresso è una cosa molto difficile,soprattutto se non può avvalersi dell'aiuto di nessun parente.
Per questo motivo ho richiesto di poter trasformare il mio contratto di lavoro full-time in part-time, rispettando una norma del contratto nazionale e aziendale che mi permette di richiederlo fino ai 7 anni dei miei figli.
Non è stata una cosa facile da ottenere, ci sono voluti tre anni, anche perchè pur essendo previsto dal contratto nazionale, la trattativa viene rimandata a livello aziendale.
Cosa vuol dire questo?
Che nonostante la legge, le aziende possono opporsi con motivazioni di carattere tecnico- organizzativo, anche se non sono obbligate a dimostrarlo.
Per due anni ho potuto usufruire di questo diritto, che mi ha permesso innanzitutto di conciliare i tempi e gli orari di cui parlavo prima e anche e soprattutto di poter passare più tempo con i miei bambini e potermi dedicare a loro con più impegno.
Prima della scadenza, ho fatto domanda di rinnovo del part-time per altri 24 mesi e dal momento che il più piccolo dei miei figli ha 4 anni, ne avrei ancora diritto.
E invece la nota azienda con circa 2000 dipendenti, mi risponde che non può più concedermelo per motivi non molto chiari e soprattutto senza alcun preavviso.
Vengo posta di fronte ad una scelta: mi rivolgo a degli esperti per far valere il mio diritto di mamma che lavora(sostenendo io le spese) o lascio il lavoro?
Al di là delle motivazioni che spingono una donna a lavorare, sia essa necessità o desiderio di affermazione professionale, perchè dobbiamo sempre dover scegliere?
Perchè le leggi a tutela delle donne-mamme lavoratrici non pongono mai obblighi alle aziende in particolare in merito alla flessibilità dell'orario di lavoro?
Si parla molto di flessibilità ma solo da parte dei lavoratori e mai da parte delle aziende.
Al di là del diritto o meno, io mi chiedo se sia giusto scrificare il benessere dei bambini e in generale della famiglia per un principio.
La nota azienda infatti potrebbe valutare la possibilità di venire incontro in vari modi alle madri-lavoratrici ma non lo fa, perchè non obbligata da alcuna legge.
Alla luce della mia personale esperienza mi rendo conto che in Italia oggi le donne non sono per niente tutelate e anche quando ci rivolgiamo a enti che dovrebbero difendere i nostri diritti ci sentiamo rispondere che con i tempi che corrono è già un miracolo avere un lavoro!
Se guardiamo la cronaca dei nostri giorni si evidenzia che i giovanissimi sono abbandonati a loro stessi, ma credete che per i genitori sia una scelta?
Il mercato del lavoro è spietato e sta peggiorando, non ci sono più tutele per nessuno e quindi o ti adegui a ciò che ti viene richiesto o te ne vai!
E poiché lasciare il lavoro è impossibile dato che dobbiamo pur sopravvivere, chi ne paga le conseguenze se non i figli?
Vorrei che si riflettesse sull'aspetto umano della vicenda che riguarda da un lato l'organizzazione famigliare di una donna- mamma- lavoratrice che chiede solo di poter continuare a fare tutte queste cose bene, senza dover rinunciare e sacrificare nulla e dall'altra una grossa azienda che antepone un principio a tutto questo!
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